martedì 16 novembre 2010

Nuove Inchieste sull'utilizzo dei cadaveri umani nella produzione di creme antirughe in Cina

Nel 2005 un’inchiesta del Dipartimento della Salute del Regno Unito aveva innescato una serie di indagini sulla produzione delle creme antirughe provenienti dalla Cina ed in particolare sui componenti utilizzati. Il prestigioso quotidiano Britannico “The Guardian” aveva affermato che nelle creme destinate al grande pubblico erano state ritrovate parti di cadaveri umani prelevati, secondo l’inchiesta, dalle persone condannate a morte dal Governo Cinese. Dalla pelle dei condannati si estraevano le sostanza da utilizzare come antirughe per labbra e viso; sembra che la pratica sia alquanto diffusa in Cina, tanto da non destare particolari preoccupazioni.
Il Governo Britannico, tuttavia, interpellò un’equipe di medici che confermarono l’alto rischio di infezioni conseguente all’uso di pelle umana in decomposizione. Il quotidiano si è occupato della vicenda anche negli anni successivi aggiungendo un’ulteriore pratica raccapricciante nella produzione delle suddette creme: l’uso dei feti umani. Molti attivisti umanitari in Cina da tempo lamentano che dai cadaveri dei condannati a morte vengano prelevati organi senza l’autorizzazione delle persone interessate. Sulla vicenda è intervenuta anche Amnesty International diffondendo i dati relativi alle condanne a morte eseguite ogni anno in Cina  che ammonterebbero a circa 3.400 e sottolineando come l’aborto venga frequentemente praticato fino al nono mese di gravidanza e l’infanticidio, nonché la legge sul “primo figlio”, contribuiscono notevolmente all’aumento dei decessi in condizioni brutali. Attualmente sembrano esserci in corso ulteriori inchieste in vari paesi europei dato l’altissimo numero dei prodotti importanti dal mercato cinese e soprattutto considerando che queste pratiche sono ritenute “comuni” e non condannate dalle autorità cinesi. La chiusura mediatica del paese non consente tuttavia di avere dati certi sulla diffusione del fenomeno e sugli strumenti interni eventualmente adottati per reprimerlo; è fortemente auspicabile che i governi europei aumentino i controlli e diffondano questo tipo di informazioni in maniera precisa e costante per non alimentare quest’industria dell’orrore.

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