venerdì 10 dicembre 2010

“La Nannini sbaglia, sua figlia rischia di sposare suo padre”; le ipocrisie Italiane.

“In alcuni paesi dove il donatore e’ sconosciuto ci sono cliniche che si vantano di aver messo al mondo 16 mila bambini; ma questi bambini sono fratelli e sorelle tra di loro, e una di queste bambine potrebbe trovarsi un domani a sposare suo padre perche’ il donatore e’ sconosciuto. La figlia della Nannini potrebbe correre il rischio di sposare suo padre essendo nata da fecondazione eterologa”. Queste le affermazioni del Sottosegretario Carlo Giovanardi, ospite di Klaus Davi, nella trasmissione condotta su Youtube. Il discorso verte soprattutto sulla possibilità di adozione da parte di coppie omosessuali; :”Io sono della scuola di pensiero che un bambino, abbia diritto ad avere un padre ed una madre perche’ per una crescita equilibrata la figura materna e quella paterna hanno una loro funzione indispensabile. Ho qualche dubbio che un bambino che abbia due uomini o due donne come genitori abbia le stesse chance o le stesse opportunita’ di crescita equilibrata dei bambini che hanno un padre e una madre”. Il Sottosegretario parla poi di “società fondata sui principi della Nannini”, una società, secondo lui, destinata ad esaurirsi entro una generazione al massimo. Dunque pochi compromessi nelle affermazioni di Giovanardi che tuttavia contengono degli spunti di riflessione che rappresentano un buon punto di partenza per un confronto. A parte l’affermazione sulla “società fondata sui principi della Nannini” che non credo abbia mai mirato a destabilizzare l’ordine costituito e della quale sottolineiamo anche l’estrema dignità nella scelta di non discutere la vicenda della sua maternità pubblicamente, il problema dell’adozione di bambini da parte delle coppie gay va affrontato, nella nostra opinione, senza vene polemiche e pensando solo al bene dei più piccoli. Che l’ordine naturale delle cose sia avere un padre ed una madre nessuno lo mette in dubbio, ma l’ordine delle cose non è assoluto e la storia lo dimostra; la discussione non deve coinvolgere principi di etica o di morale sociale, perché non si possono dare giudizi sull’adeguatezza al ruolo genitoriale delle coppie omosessuali. Fatto sta che chi scrive è, personalmente, contraria all’adozione omosessuale, semplicemente perché la nostra società, così democratica, così moderna e così progressista, non è pronta. Un bambino, figlio di una coppia gay, si troverebbe ad affrontare da solo, con tutte le sue debolezze e le sue inesperienze, il linciaggio della società benpensante ed ipocritamente cattolica che fa parte del DNA Italiano e se questa esposizione può essere gestita dalle persone adulte, può diventare traumatica per un bambino piccolo. Una volta un mio caro amico omosessuale, durante un discorso proprio sull’argomento, mi disse :”hai ragione, ma la società siamo noi e se non proviamo noi a cambiare, la società resta ferma”; amico mio questo è verissimo, e sono d’accordo che molte coppie gay alleverebbero un figlio con maggiore amore e rispetto di tante coppie eterosessuali, tuttavia se il cambiamento deve passare attraverso il trauma, anche di un solo bambino, allora dico no. Quando la società sarà in grado di rifiutare qualunque forma di discriminazione allora forse si apriranno le porte delle case per tutti quei bimbi che aspettano negli orfanatrofi; questa sarebbe la vera opportunità, il vero equilibrio. L’equilibrio, le possibilità, l’integrazione e la crescita di un minore, caro Giovanardi, non dipendono esclusivamente dall’ambiente nel quale si cresce, se poi nelle scuole e poi nelle istituzioni, in televisione e sui giornali, l’aria che si respira non è quella della comunicazione e del dialogo, ma quella dell’odio e della discriminazione, velata certo, nascosta, certo perché in fondo siamo italiani e gli italiani, da brava gente quali sono, sono sempre pronti a difendere i diritti di tutti, ma sempre e solo a parole.

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