venerdì 5 novembre 2010

Sessualità e castità nel Catechismo della Chiesa Cattolica

Che cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sul tema della castità e della sessualità? Chi può? Chi non può? Quando? A che fine? Vediamo di fare un po’ di chiarezza riportando semplicemente le parole del Catechismo, ma ivitando tutti a leggere integralmente il Capitolo secondo, articolo 6  “Il sesto comandamento” (pagg. 570-584)
Innanzitutto partiamo col dire che  “ Ogni battezzato è chiamato alla castità”  infatti “ Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua affettività nella castità” . Ora la prima distinzione che troviamo è tra le persone sposate e le altre ed in merito il Catechismo ci dice “Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale, le altre praticano la castità nella continenza” .  Subito dopo viene trattata  brevemente la situazione dei fidanzati “ i fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi  l’un  l’altro da Dio. Riserveranno al tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie dell’ amore coniugale. Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità”  E con ciò si chiude la trattazione della condizione casta dei fidenzati e si apre la parte relativa alle offese alla castità. L’elenco è il seguente : la lussuria, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro. Non vi annoio con tutte, ma decido di soffermarmi su una singola offesa scelta per ragioni personali visto che convivo da due anni. La scelta quindi è la fornicazione che viene definita come “ unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio. Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all’ educazione dei figli. Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani” E su questa ultima affermazione, tralasciando la facile associazione con altri aspetti e problematiche della Chiesa, mi stupisce l’associazione assurda tra la sessualità di due persone non sposate e la pedofilia. Mi chiedo perché mai la pedofilia non venga trattata singolarmente come offesa alla castità ma viene affiancata alla situazione di chi ad esempio convive? Va bene mi ero promesso prima di scrivere di astenermi da commenti, ma questo proprio …. Riprendiamo e subito dopo le offese alla castità il Catechismo, di sicuro casualmente (scusate giuro è l’ultimo commentino) ci parla di Castità e omosessualità; dopo la spiegazione sull’ ’omosessualità come attrazione tra persone dello stesso sesso le parole successive sono “ La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”. Per il resto vi invitiamo a leggere. Arriviamo così al paragrafo “ L’amore degli sposi” che si apre cosi “ la sessualità è ordinata all’ amore coniugale dell’ uomo e della donna. Nel matrimonio l’intimità corporale degli sposi diventa un segno e un pegno della comunione spirituale”.  Poi dopo alcune righe “ Mediante l’unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono distinguere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l’ avvenire della famiglia. L’amore coniugale dell’uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e della fecondità”. Quindi seguono le due conseguenti tematiche: la fedeltà coniugale e la fecondità del matrimonio.  Ci soffermiamo sulla seconda “ la fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti l’amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo”.  La fecondità poi viene vista sotto l’aspetto di responsabilità e così “ un aspetto particolare di tale responsabilità riguarda la regolazione delle nascite. Per validi motivi gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità”. Dopo poco “ la continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’ auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano la loro tenerezza e favoriscono l’educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva ogni azione che, o in previsione dell’ atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione”.   Seguono infine le offese alla dignità del matrimonio che concludono il capitolo che vi elenco invitandovi sempre alla lettura delle pagine che spiegano tali offese: l’adulterio, il divorzio, la poligamia e la libera unione. Scrivendo tutto ciò ovviamente avrei voluto commentare ed esprimere il mio parere, ma per il momento ho scelto soltanto di riportare la tematica così come trattata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, riservandomi in futuro i commenti anche in attesa dei vostri.
Il viaggiatore incantato

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