sabato 16 ottobre 2010

L’inutile dubbio: chi era il servo del centurione?

“ Il servo di un centurione ere ammalato e stava per morire. Il Centurione lo aveva molto caro.” (Lc 7,2). Così l’Evangelista Luca ci introduce al brano del Vangelo in cui la fede del centurione lascia Gesù pieno di ammirazione e fa si che il servo guarisca. Il passo è veramente affascinante, commovente ed oscuro sotto molti aspetti, ma uno su tutti mi incuriosisce e mi incanta allo stesso tempo.  Chi era questo servo così caro? Cosa rappresenta per il centurione? Il brano è splendido perché si svolge con un dialogo a distanza dove si può cogliere un’ intesa tra Gesù ed il centurione fatta di fede ed ammirazione, di umiltà e di stupore, di affetti umani che non necessitano di spiegazioni e che non suscitano domande. Il centurione non spiega il suo rapporto con il servo e non implora Gesù sulla base del suo affetto per il ragazzo, spiega solo la sua fede ed il suo non esser degno,  chiede solo a Gesù “ comanda con una parola e il mio servo sarà guarito”(Lc    7,7) sicuro che ciò basti; e Gesù non vuole sapere chi sia il servo e perché sia tanto caro al centurione, non si chiede se il centurione sia moralmente degno o indegno di ricevere questa grazia, ma “ all’udir questo Gesù restò ammirato”(Lc 7,9) . E’ l’incanto di una spiritualità e di una comunicazione che ha del telepatico e che rende così un dialogo a distanza come un sussurrarsi da soli la propria umanità , un abbattere le distanze sia fisiche dei due interlocutori sia culturali. Le diversità si uniscono nell’ umanità del centurione e nella misericordia di Gesù.  Scompare la cultura ebraica e quella romana, scompaiono le divisioni e i pregiudizi, si annullano le spiegazioni e le domande. In questo brano io riconosco tutta la mia mediocrità di uomo che, come all’ inizio di questo articolo, si pone l’ inutile dubbio su chi sia questo servo e cosa rappresenti per il centurione  e d’incanto riconosce ancora una volta che se si toglie ciò che di culturale ci portiamo dietro nel Vangelo non c’è nulla di utopistico ed alla fine il servo semplicemente guarisce.
IL VIAGGIATORE INCANTATO

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